Tali categorie rappresentano oltre il 60 per cento degli stranieri extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia, alle quali devono aggiungersi i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea (che in Italia oggi sono circa 1,5 milioni) che fin dal 1994 hanno diritto di accedere alle medesime posizioni del pubblico impiego.
Dunque, ad oggi per legge, la grande maggioranza degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia può già accedere alla gran parte dei posti del pubblico impiego. Ad un anno esatto di distanza dalla modifica legislativa del 2013, tuttavia, le pubbliche amministrazioni appaiono spesso in grave ritardo nell’adeguarsi a tale innovazione tanto che molti bandi di concorso di enti pubblici risultano ancora formulati in termini illegittimi o ambigui: sul punto ASGI ha recentemente chiesto un intervento del Dipartimento della funzione pubblica.
La citata sentenza della Cassazione non incide in alcun modo su tale diritto della maggioranza dei cittadini non comunitari ad accedere alla gran parte del pubblico impiego e dei pubblici concorsi che è previsto ormai da un anno dalle norme legislative dello Stato.
La sentenza, infatti, riguarda un caso, antecedente la modifica legislativa e comunque riguardante un cittadino non comunitario privo di uno dei titoli di soggiorno sopra indicati.
Va ricordato che la possibilità di accesso al pubblico impiego anche per tale ulteriore gruppo di stranieri è stata ripetutamente affermata dalla maggioranza dei giudici di merito, sicché la questione resta tuttora aperta.
ASGI continuerà a operare in ogni sede affinché il percorso di uguaglianza avviato con la legge europea 2013 sia completato.
Fonte: UNAR, tramite ASGI