“Il legislatore con il recente intervento ha quindi ampliato l’accesso ai pubblici impieghi solo a determinate categorie di cittadini Extracomunitari, allo scopo di ricomprendervi i soggetti direttamente garantiti dalle Direttive Comunitarie” scrivono i giudici. “Il riferimento solo ad alcune categorie, manifesta la persistente volontà del legislatore di escludere le ulteriori categorie di cittadini extracomunitari non espressamente contemplati”.
Insomma, se c’è una discriminazione, è legittima. E cioè in linea, come sostiene ancora nella sentenza, con la legge italiana, compreso il Testo Unico sull’Immigrazione, oltre che con la nostra Costituzione e con le norme e le convenzioni europee e internazionali.
Sarà sempre così? Almeno finchè non cambierà la legge. Nella sentenza si ricorda che durante la discussione della Legge Europea 2013, il governo accolse due ordini del giorno nei quali in sostanza si chiedeva di far accedere al pubblico impiego tutti i cittadini stranieri legalmente soggiornanti in Italia. “Gli interventi – sottolinea la Cassazione – non si sono tuttavia tradotti in un intervento normativo”.(E.P)
Fonte: UNAR, da Stranieriinitalia.it